1875 Nasce a Pescia il 15 giugno
1892 Si trasferisce con la famiglia a Lucca e si lega alla cerchia di intellettuali riuniti intorno ad Alfredo Caselli, Giacomo Puccini, Giovanni Pascoli e al gruppo anarchico-socialista della Versilia e della Lunigiana
1897 Si trasferisce a Palermo, dove lavora presso la libreria Sandron e, come illustratore satirico, per l’aristocratico di fede socialista Alessandro Tasca di Cutò.
1900 Rientra a Lucca, poi a Firenze, dove si lega ai pittori Enrico Sacchetti e Augusto Mussini
1902-3 Partecipa alle illustrazioni della Divina Commedia curata da Vittorio Alinari
1903-5 Lavora per l’editore Nerbini e per il giornale “Il Marzocco”. Inizia la sua attività di scultore (1904)
1905 Ottiene una sala personale alla mostra Arte Toscana ed esordisce alla Biennale di Venezia. A fine anno si trasferisce a Milano
1906 Si lega al gallerista Alberto Grubicy e si avvale della stima dei critici Vittorio Pica e Margherita Sarfatti
1907 Espone a Venezia nella sala internazionale “L’Arte del Sogno”; a Parigi Grubicy organizza il Salon dei pittori divisionisti italiani, dove lancia Andreotti e lo scultore Rembrandt Bugatti, entrambi con una sala personale
1908 Espone a Faenza con il gruppo della “Giovane Etruria” di Plinio Nomellini e Galileo Chini
1909 Dopo l’estate si installa a Parigi, protetto dal celebre couturier Jean-Philippe Worth; da allora espone regolarmente al Salon de la Société Nationale e al Salon d’Automne
1910 Entra in contatto con l’alta società e con il mondo culturale e letterario parigino, in particolare con Paul Verlaine, Paul Fort, Apollinaire, Ida Rubinstein, Isadora Duncan, Valentine de Saint-Point, con gli scultori Auguste Rodin, Emile-Antoine Bourdelle, Aristide Maillol
1911 Viene consacrato con una grande mostra personale alla galleria Bernheim-Jeune, sostenuto dai critici Félix Fénéon e Gabriel Mourey
1912 Espone con successo la sua prima opera monumentale, la Frise nuptiale. Sebbene ormai in rotta con Grubicy, espone nella sua galleria parigina insieme a Paolo Troubetzkoy, Rembrandt Bugatti e Medardo Rosso
1913 Per la villa di campagna nel Kent del noto collezionista e personaggio politico Sir Philip Sassoon Andreotti modella il suo ultimo capolavoro parigino, il gruppo di Diana e Atteone, che sarà fuso solo in seguito per bibliofilo Tammaro De Marinis nel 1926
1914 Con lo scoppio della Guerra, è costretto a rientrare in Italia, a Lucca, poi a Firenze. Qui incontra l’amicizia e il sostegno di Ugo Ojetti
1915-16 Rinnova il proprio linguaggio “francese” a contatto con le fonti della tradizione artistica italiana, di cui sono testimonianza il severo omaggio al Beato Angelico, due grandi ritratti a figura intera (Fernanda Ojetti e Ada Niccolini) e un’opera commemorativa (Targa Resinelli)
1917 Riceve il suo primo incarico per un’opera pubblica, un monumento per la chiesa di Santa Maria Assunta a Cividale del Friuli, mai realizzato a causa degli eventi bellici
1918 Mobilitato sul fronte veneto, è assegnato come interprete presso le truppe francesi
1919 Ottiene l’insegnamento di scultura decorativa presso l’Istituto d’Arte di Firenze
1920 Partecipa con una sala personale all’Esposizione d’arte italiana decorativa industriale moderna di Stoccolma, curata da Guido Balsamo Stella e Edward Hald. Ojetti gli dedica uno storico saggio monografico sulla rivista “Dedalo”
1921 Allestisce una ampia mostra personale presso la galleria milanese di Lino Pesaro, presentata da Ojetti. Si lega di profonda e duratura amicizia con il pittore Aldo Carpi, che lo induce a scoprire un nuovo sentimento di austera religiosità. Realizza il monumento funebre per Luigi Bertelli detto Vamba al cimitero delle Porte Sante di Firenze
1922 Sposa la sorella di Carpi, Margherita, da cui avrà tre figli, Aldo, Lupo e Anna Maria. Tramite Ojetti ottiene il suo primo incarico per la celebrazione dei Caduti, il monumento di Roncade (Treviso). Partecipa alla Fiorentina Primaverile, presentato da Mario Tinti
1923 Vince il concorso per il monumento ai Caduti di Saronno. Su invito di Guido Marangoni, partecipa alla Prima mostra internazionale delle Arti decorative di Monza e alla Esposizione Italiana di Belle Arti di Buenos Aires
1924 Inaugura il monumento di Roncade. Vince il tormentato concorso, bandito nel ’23, per la Cappella della Madre Italiana nella chiesa fiorentina di Santa Croce
1925 Inaugura il monumento di Saronno. Mette in opera il monumento funebre dell’antiquario Stefano Bardini al cimitero delle Porte Sante di Firenze, progettato dal 1923 e realizzato con il concorso di Gio Ponti
1926 Tra infinite polemiche, inaugura la Cappella di Santa Croce. Su richiesta di Luigi Pirandello, modella la gigantesca statua in gesso di Diana per la tragedia Diana e la Tuda, che va in scena il 14 gennaio 1927 al Teatro Eden di Milano. Partecipa alla Prima Mostra del Novecento italiano al Palazzo della Permanente di Milano. Espone alla Exhibition of Modern Italian Art di New York. Firma un’autopresentazione nella monografia a lui dedicata dall’editore Vanni Scheiwiller. A giugno inizia i lavori per il monumento alla Vittoria di Bolzano, progettato da Marcello Piacentini e al quale partecipano Pietro Canonica, Arturo Dazzi e Adolfo Wildt
1927 Con Gio Ponti progetta per la Richard-Ginori le ciste Conversazione classica e Passeggiata archeologica, dedicate a Fernanda e Ugo Ojetti. Con Ponti, Carlo Lancia, Tommaso Buzzi e altri, partecipa alla “Sala del Labirinto” della III Mostra internazionale delle Arti decorative di Monza
1928 Con Ponti progetta per la Richard-Ginori la cista Migrazione delle sirene. A luglio si inaugura il monumento alla Vittoria di Bolzano. A novembre posiziona dinanzi al Tempio della Vittoria di Milano il modello in scala al vero della Vittoria che guida l’Eroe a cavallo
1929 A marzo gli viene revocato di fatto l’incarico per il monumento di Milano. Partecipa alla Seconda Mostra del Novecento italiano al Palazzo della Permanente di Milano
1930-31 Esegue due Sirene portalampada in bronzo dorato per il salone della motonave "Viktoria" del Lloyd Adriatico
1931 Vicino allo spirito della rivista “Solaria”, estimatore di Vincenzo Cardarelli e Carlo Emilio Gadda, sostiene fortemente l’assegnazione del Premio dell’Antico Fattore a Eugenio Montale per La Casa dei doganieri. Espone alle mostre L’Arte Moderna Italiana di Parigi e Plastik alla Kunsthaus di Zurigo
1931-32 Partecipa alla mostra itinerante del “Novecento italiano” in Scandinavia, organizzata da Margherita Sarfatti
1932 Illustra con Guido Peyron, Alberto Magnelli, Giovanni Colacicchi, Gianni Vagnetti e Felice Carena, la preziosa edizione della Casa dei doganieri di Montale per Vallecchi. Alla Biennale di Venezia espone una serie di ritratti particolarmente apprezzata da Montale. Inizia a lavorare al suo ultimo capolavoro, il gruppo di Affrico e Mensola, originariamente (1926) pensato come Adamo ed Eva per il Mausoleo della villa di Arturo Ottolenghi ad Acqui Terme, progettato da Piacentini e decorato da Ferruccio Ferrazzi e Arturo Martini
1933 Muore a Firenze il 19 aprile; è sepolto al cimitero delle Porte Sante e sulla tomba è collocata una fusione di formato ridotto del Cristo risorto di Bolzano
1934 Alla Biennale di Venezia gli è dedicata una mostra individuale retrospettiva curata da Felice Carena, Ferruccio Ferrazzi e Aldo Carpi, presentata da Ojetti